È molto semplice.

Se ad un mio cliente accade qualcosa (indipendente dal mio operato) io ci sto male.

Se malauguratamente fosse un mio errore a creare del fastidio ad un mio cliente, io vado al Brico, compro chiodi e due assi e, individuata l’altura più vicina, mi crocifiggo per giorni.

Fino al punto che a casa, per la mia sanità mentale, debbono ricordarmi che può capitare che sbagli anche io.

Questo è il mio livello base di approccio alle pratiche.

Se poi ci conosciamo, e sei una persona che stimo, la pressione cresce a dismisura.

Vincenzo lo conosco da anni.

È certamente una persona che stimo per come si rende elemento impegnato della nostra comunità.

Per questo quando Vincenzo e Mariantonietta si sono interessati ad un appartamento di mia gestione, quelle vibrazioni che sento sempre e mi tengono ben attento a lavoro si sono anche un pizzico amplificate.

Abbiamo buttato giù il piano di acquisto dell’immobile, abbiamo analizzato quali sarebbero stati i bivi della pratica, quali sarebbero stati i check intermedi da raggiungere che ci avrebbero portato poi alla stipula.

Quando la pratica si è arenata, per le sempre più consuete lungaggini bancarie, ho sofferto con loro.

In incontri e telefonate non mancavamo di farci forza.

Fino a raggiungere il giorno del rogito.

E se più alta è stata la pressione, infinitamente maggiore è stata la soddisfazione nel vederli felici.

È un duro lavoro, ma quanto ci rende felici!!!